Spaghetti con agretti, pomodorini e patè di olive

È passato parecchio tempo dall’ultimo post qui su Vegroove, lo so. La vita ha fatto i suoi giri, ha elargito regali e anche dato qualche schiaffone ed eccomi di nuovo qua a cercare le parole per sentire di nuovo mio questo spazio.
In questi mesi sono successe tante cose, l’allontanamento dal mondo dei blog mi ha dato lo spazio per trovare un nuovo equilibrio con il cibo senza sentirmi sotto pressione. Ora le acque si sono calmate e ho pensato di riavvicinarmi con calma all’ideazione di ricette come piace a me: sperimentazione e divertimento puro, senza condizionamenti.

Eccomi quindi presentare un piatto primaverile e veramente sfizioso, dal sapore unico e dagli ingredienti semplici: gli spaghetti con agretti, pomodorini e patè di olive. Al posto del patè di olive si possono usare quelle intere, ma il patè abbraccia tutti gli ingredienti unendoli meravigliosamente, creando una gamma di fragranze in grado di appagare i sensi.
Degli agretti ho già parlato qui; essendo una verdura esclusivamente primaverile, accattatevill’ che finiscono subito.
Riproviamo così: una ricetta alla volta.

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Ingredienti per una persona:
– 70 grammi di spaghetti;
– 8 pomodorini;
– Mezzo cucchiaino di patè di olive;
– 1 spicchio di aglio;
– Olio extravergine di oliva q.b.;
– Un pizzico di zucchero;
– Agretti q.b.;
– Pepe q.b.

Pulite gli agretti tagliando le radici dure e lavateli accuratamente. Metteteli a cuocere in una pentola di acqua bollente per 5 minuti. Una volta pronti scolate e mettete da parte.
Lavate i pomodorini e tagliateli a metà.
In una padella capiente, mettete a soffriggere appena lo spicchio d’aglio e aggiungete i pomodorini, facendoli cuocere a fiamma media per qualche minuto, fino a quando avranno iniziato ad appassire. A questo punto aggiungete lo zucchero, mescolateli o fateli saltare un paio di volte, poi aggiungete gli agretti e il patè di olive.
Alzate la fiamma per un minuto, mescolando il tutto e poi spegnete e mettete da parte.
Cuocete la pasta (senza salare l’acqua) e unitela al sugo, facendola saltare un minuto in padella. Impiattate con olio extravergine e una spolverata di pepe.

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Una ricetta per tornare, una canzone per un grande ritorno sulle scene: i Mazzy Star, gruppo dream-pop che ci ha fatto volare per tutti gli anni ’90, hanno appena pubblicato un pezzo per il loro EP in uscita. “Quiet, the winter harbor” è un concentrato del loro stile. Finalmente la band di Pasadena ci riporta in un mondo fatto di melodie leggere, sogni ad occhi aperti e tanta, tanta, tanta morbidezza.
Enjoy!

Paninazzy del povero

Lasciate che vi racconti una piccola storiella: c’era una volta una Fiorella che un sera aveva una fame grande ma così grande che non riusciva a fare pace con il fatto che il suo frigo fosse completamente vuoto. Tutto quello che aveva a disposizione per mangiare era un po’ di pane di riso nero, una farinata da cuocere, un barattolo di senape forte appena aperto e una cipolla di Breme. Che mestizia, penserete voi, la povera Fiorella dovrà mangiare una cena sciapa e triste.
Ma la nostra eroina non volle arrendersi al vuoto interiore del suo frigo e, con un po’ di intuizione, decise di  fare una semplice addizione di elementi e creò il paninazzy più buono della terra.

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Chiamiamolo il paninazzy del povero, chiamiamolo il panino da gourmet semplici, chiamiamolo pure una fetta di paradiso: la farinata, le cipolle stufate al rosmarino e un filo di senape sono tutti i pezzi di questo puzzle culinario stupefacente.
L’ennesima riprova che con ingredienti semplici si possono ottenere pietanze strabilianti, con una scala di sapori ben strutturata e soprattutto che rendono felice. Non avevo mai provato sensazioni simili mangiando qualcosa, subito dopo aver finito il panino mi sono sentita rilassata e felice, sinceramente felice, come se mi fosse appena successa la cosa più bella (e buona) del mondo, come se tutto il peso della vita si fosse improvvisamente smaterializzato.
Sono esagerata? No. Sono pazza? Mah, non saprei. Sono una buongustaia? Decisamente sì, buongustaia alla ricerca della bellezza nel mangiare. Questo panino è tanto semplice quanto soddisfacente. Questo paninazzy del povero è l’amore.

N.B.: Il pane di riso nero lo trovo solo al mercato dei contadini di Alessandria. Sentitevi quindi liberi di sostituirlo con il vostro pane preferito, il risultato non cambierà sicuramente.

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Ingredienti:
Farinata già pronta (o 100 grammi di farina di ceci e 300 ml di acqua);
– Una ci polla di breme (o rossa);
– Pepe q.b.;
– Sale q.b.;
– Rosmarino q.b.;
– Olio extravergine di oliva q.b.
– Senape forte q.b.
– Pane da tagliare a fette

Preparate la farinata seguendo questo procedimento.
Tagliate la cipolla non troppo sottilmente, scaldate un cucchiaio di olio extravergine di oliva in una padella, versate la cipolla, salate e iniziate la cottura a fuoco medio-basso. Aggiungete poca acqua alla volta (o brodo, se ne avete) per non far bruciare la cipolla. Dopo 10 minuti aggiungete il rosmarino e il pepe. Coprite con un coperchio e continuate a cuocere per altri 10 minuti almeno. Quando la cipolla sarà super morbida togliete il coperchio, alzate leggermente la fiamma, mescolate e fatela caramellare fino a quando non ci saranno più liquidi nella padella. Spegnete il fuoco e mettete da parte.
Ora tagliate il pane a fette spesse, tostatelo se volete e cominciate a impilare la meraviglia: spalmate uno strato sottile di senape forte sulla prima fetta, mettete uno strato di cipolle, uno di farinata e così via. Benvenuti nel paradiso del paninazzy del povero.

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C’è un gruppo che amo immensamente e che mi fa provare emozioni profondissime che non so spiegare: The War On Drugs. Non mi sono ancora informata su di loro, ovvero che non so niente della loro genesi, non so chi sono, non conosco il nome del cantante e questa ignoranza è del tutto voluta. I The War on Drugs sono talmente immensi che non voglio eliminare quest’aurea di mistero. Il 25 agosto 2017 hanno pubblicato il loro quarto album di studio “A deeper understanding: un vero e proprio capolavoro.
Non voglio anticiparvi altro anche perché la loro musica non la so spiegare, è tutta da sentire e basta.

Tortino al caramello salato

Il caldo vi soffoca? Avete una gran voglia di dolce ma la sola idea di accendere il forno o di uscire a cercare un gelato vi demoralizza a tal punto che vorreste piangere? Bene, ho la soluzione per voi: il tortino al caramello salato che non si mette in forno ma in freezer.

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La prima volta che ho visto la ricetta sul sito di Vegan Richa mi sono innamorata immediatamente e il mio istinto non ha sbagliato: il tortino al caramello non solo si prepara in poco più di 15 minuti dall’inizio alla fine e servono solo un pentolino, una teglia e un mixer, ma inoltre, con ingredienti alla portata di tutti come datteri, cocco grattuggiato, mandorle, sciroppo d’acero e poco altro ancora, si ottiene un dessert delizioso, dal sapore che ricorda un Bounty un po’ più fondente, in una vera e propria esplosione di piacere.
Tutte le persone a cui l’ho fatto assaggiare ne sono rimaste estasiate, chiedendone ancora e poi ancora. Probabilmente questo è uno dei dolci da non cuocere che rendono al meglio la magia degli ingredienti giusti mischiati insieme.

Rispetto alla versione originale, ho preferito togliere qualche ingrediente e variarne altri, alleggerendo così la ricetta e rendendola meno stucchevole.

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Ingredienti per una teglia di 22 x 22:
Per la base:
– 8 datteri medjoul senza nocciolo;
– 130 grammi di mandorle;
– 2 Cucchiai di semi di chia;
– 6 Cucchiai di cocco grattuggiato;
– 1 cucchiaino pieno di vaniglia in polvere;
– 1 Cucchiaio di sciroppo d’acero;
– 1 Cucchiaio di latte di mandorla (o altro latte vegetale);
– 1 pizzico di sale;

Per il caramello salato:
– 11 datteri senza nocciolo;
– 2 Cucchiai di burro di mandorla;
– 20 grammi di olio di cocco (sciolto);
– 120 grammi di latte di mandorla (o altro latte vegetale);
– 1 cucchiaino di vaniglia in polvere;
– Due pizzichi di sale (o a vostro piacere);

Per la ganache:
– 80 grammi di cioccolato fondente al 70% (oppure gocce di cioccolato);
– 1/2 tazza di latte di cocco (circa 120 grammi);
– 1 Cucchiaio di burro di mandorle

Per prima cosa mettete a bagno in acqua caldissima per 15 minuti gli 11 datteri per il caramello.
Iniziate a fare la base mettetendo le mandorle nel mixer, accendetelo fino ad ottenere una farina un po’ grossolana. Aggiungendo i semi di chia, il sale, i datteri, 2 cucchiai di cocco grattuggiato e fate ripartire il mixer fino a quando i datteri saranno ben incorporati e completamente a pezzi. Versate i rimanenti ingredienti per la base, fate nuovamente partire il mixer fino ad ottenere una pasta che schiacciandola si deve compattare. Mettete della carta forno in una teglia adatta al freezer (tipo pyrex) e distribuite il composto schiacciando con le dita fino a ricoprire la superficie della teglia. In alternativa ungete con olio di cocco la teglia e procedete nel distribuire il composto sulla superficie.
Per il caramello salato il procedimento è semplicissimo: scolate i datteri, metteteli nel mixer insieme agli altri ingredienti e fatelo partire fino a disintegrare interamente i datteri, ottenendo così una crema il più liscia possibile. Spalmate poi il caramello sulla base del tortino.
Infine per la ganache scaldate sul fuoco il latte di cocco fino a quando inizia a bollicchiare, a questo punto versatelo in una ciotola, aggiungete il cioccolato e mescolate delicatamente per farlo sciogliere. Versate il burro di mandorle e mescolate ancora per incorporarlo. Versate sul tortino e distribuitelo con una spatola.
Mettetelo in freezer avvolto dalla pellicola trasparente per alimenti e lasciate in freezer a riposare per almeno 4 ore.
Per servirlo non lasciatelo scaldare ma servitelo subito, appena tirato fuori dal freezer.

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Ah, le notti d’estate passate a cercare un po’ di refrigerio. Ah, la musica jazz, le cicale, i grilli, i pensieri che scappano via e non ritornano mai come prima.
La magia del silenzio interrotto solo da qualche nota che, coraggiosa come solo le note sanno essere, sguazza fra una stella e l’altra, come in una gigantesca piscina blu notte, senza fondo.
Ah, Erykah Badu con la sua voce inconfondibile, una brezza fondente che cola calda dalle sue labbra. “Orange Moon”, tratta dall’album “Mama’s Gun” è la canzone migliore per cambiare le notti d’estate di chiunque l’ascolti.

Spezzatino di patate dolci e ceci

Quando ho un’idea nuova per una ricetta, oppure una vaga ispirazione culinaria, di solito la appunto su un quaderno che ho comprato apposta, con il risultato di essermi ritrovata ad avere già 10 pagine piene di idee, spunti e possibili abbinamenti di sapori più o meno commestibili.
Le idee migliori mi vengono mentre sono a correre o a camminare, oppure mentre faccio tutt’altro: quando sono in radio, oppure quando ascolto un po’ di musica o anche prima di dormire, tanto che devo alzarmi di scatto per buttare giù due righe, pena il perdere l’illuminazione.

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È così che è nata anche la ricetta dello stufato di patate dolci e ceci: proprio mentre ero impegnata a fare altro, i due ingredienti principali hanno cominciato a fluttuare nella mia immaginazione. Cosa potevo farne? Dei burger? Uno sformato? Belle idee, però manca il tempo. Facciamo uno stufato, che in una mezz’oretta è pronto e posso insaporirlo come mi pare!
Quindi eccoci: uno stufato delizioso da accompagnare con del riso nero o basmati o da mangiare da solo. Ho deciso di usare la pasta di curry per speziarlo ma potete optare per il curry puro, o ancora decidere fare un misto di spezie a vostro gusto. Stessa cosa vale per la granella di pistacchi: totalmente opzionale.
Quello che posso promettere è che questo è uno stufato indimenticabile che porterà le vostre papille gustative ad un livello di piacere incredibile.

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Ingredienti:
– 1 patata dolce;
– 250 grammi di ceci o una lattina;
– 1 cipolla rossa tritata;
– 1 spicchio di aglio tritato;
– 1 carota tritata;
– 1 bicchiere di brodo (o acqua);
– 2 cucchiaini di Pasta di curry;
– 2 cucchiaini di concentrato di pomodoro;
– 1 lattina di polpa di pomodoro;
– 1 cucchiaino di zucchero;
– 1 cucchiaio di olio extravergine;
– Sale q.b
– Timo limoncino e rosmarino q.b.;
– Granella di pistacchi (opzionale)

Lavate e sbucciate la patata dolce, poi tagliatela a cubetti medio/piccoli e mettete da parte.
Tritate insieme la cipolla rossa, lo spicchio d’aglio e la carota fino ad ottenere una dimensione ideale per il soffritto e poi mettete a soffriggere in una padella profonda (o una pentola) in un cucchiaio di olio extravergine di oliva.
Lasciate cuocere a fuoco medio per circa 5 minuti o fino a quando la cipolla si sarà ammorbidita e sarà diventata trasparente, versate nella padella la patata dolce e mescolate.
Aggiungete ora i ceci, la polpa di pomodoro, il concentrato di pomodoro, la pasta di curry, il timo, il rosmarino e l’acqua, mescolate, coprite con il coperchio e lasciate a sobbollire per 30 minuti circa a fuoco medio basso. Mescolate spesso durante la cottura, le patate saranno pronte quando si saranno ammorbidite.
Servite su un letto di riso (consiglio nero oppure basmati), oppure con la pasta integrale o ancora come condimento per una bruschetta.

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Siete in piscina o in riva al mare, siete rilassati, state pensando che questo è uno di quei momenti da sigillare nella memoria. E la colonna sonora? “Loverboy” di Lomboy.
Fidatevi, è la canzone giusta per l’estate 2017.

Zucchine rotonde ripiene (feat. peperone ripieno)

Gli alimenti ripieni sono sempre stati un tabù in casa mia, un po’ perchè quando ero piccola non si cucinava molto e un po’ perché il “ripieno” simboleggiava sempre qualcosa che avrebbe fatto sicuramente prendere peso.
Ai tempi non c’era la cultura sul cibo che c’è ora (tanto che sono cresciuta con il monito “la banana fa ingrassare!!”), quindi adesso che davanti ai fornelli ci sono io, ho ripreso il pieno controllo su tutto ciò che si può fare ripieno: cannelloni, lasagne, zucchine, paninazzy farciti, ormai nulla mi sfugge più!

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La ricetta delle zucchine tonde ripiene di tempeh e spezie è una di quelle che mi sono inventata di sana pianta e che ho provato e riprovato raggiungendo un risultato del quale andare particolarmente orgogliosa. Tutto è cominciato nell’estate 2016, quando ho comprato le zucchine rotonde decisa a renderle il piatto principe di quel periodo e così è stato: il tutto si è tradotto in una sorpresa di dolcezza contrastata dal ripieno al tempeh speziato che fa scoppiettare i fuochi d’artificio sulle papille gustative.

Le zucchine rotonde ripiene di tempeh sono un piatto squisitamente estivo, da mangiare in balcone al fresco la sera, magari accompagnate da una birra ghiacciata o da un bianco freddissimo.
Come potete vedere dalla foto, in questo caso ho fatto sperimentato anche con un peperone che mi avanzava e che ho semplicemente riempito e messo in forno a cuocere. Il mio parere è che la zucchina rotonda vinca a mani basse, quindi ora entrate in gioco voi: provate la ricetta e ditemi quale dei due ortaggi estivi è migliore secondo voi.

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Ingredienti per una persona:
– 1 zucchina tonda;
– 1 peperone rosso (in questo caso);
– 200 grammi di tempeh al naturale;
– 1 cipolla rossa tritata;
– 1 carota tagliata a cubetti;
– Paprika forte q.b.;
– Paprika affumicata q.b.;
– Olio extravergine di oliva q.b.;
– Timo q.b.;
– Peperoncino q.b.;
– Sale e pepe q.b.;
– Farina di mandorle q.b.

Lavate la zucchina, tagliate la punta in modo da formare un “cappellino” e con un cucchiaio svuotate delicatamente l’interno dell’ortaggio. Tenete da parte la polpa perché ci servirà dopo.
Pulite il peperone tagliando la parte superiore, eliminate i semi interni e lavatelo accuratamente.
Preriscaldate il forno a 200 gradi.
Portate a bollore una pentola capiente di acqua, salate (ma potete anche non farlo) e immergete la zucchina svuotata insieme al cappelino che avete tagliato, per circa 5 minuti o poco più, a seconda della grandezza e dello spessore della zucchina. Una volta passao il tempo di cottura mettete ad asciugare la zucchina a testa in giù, in modo che perda il liquido assorbito.
Nell’acqua che sta ancora bollendo fate cuocere il tempeh per 15 minuti.
Mentre il tempeh bolle allegramente, in una padella con un cucchiaio di olio extravergine di oliva fate rosolare la cipolla e la carota, fino a quando entrambe si saranno ammorbidite. A questo punto tritate la polpa della zucchina e aggiungetela alla padella, salate e lasciate cuocere coprendo con un coperchio e mescolando di tanto in tanto.
Quando il tempeh è pronto scolatelo e tamponate con la carta assorbente per asciugare l’acqua in eccesso, poi lasciatelo a raffreddare e nel frattempo controllate la padella sul fuoco.
Quando il tempeh si è raffreddato fatelo a pezzi con le dita fino ad ottenere una sorta di macinato da mettere a cuocere nella padella insieme alla verdura. Salate e speziate a piacere.
Cuocete per circa 10 minuti a fuoco medio basso.
Una volta cotto il ripieno foderate di carta da forno una teglia, riempite il peperone e la zucchina alternando due o tre cucchiai di tempeh, mezzo cucchiaino di farina di mandorle, un goccio di olio e così via, fino a concludere con la farina di mandorle e l’olio.
Infornate per 20 minuti a forno statico, usando esclusivamente il grill gli ultimi 5 minuti di cottura.
Servite con una spolverata di timo e di peperoncino.

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Per questa estate, una delle novità assolute a livello discografico che mi ha fatto perdere la testa completamente, è il signor Andrea Laszlo De Simone. Da giorni non parlo d’altro e non ascolto altro, consigliandolo a tutti quelli che mi capitano a tiro ed è per questo che è l’album del mese di luglio. Questo suo primo lavoro di studio – Uomo Donna – è un concentrato di musica italiana degli anni ’60/’70, eppure con un tocco contemporaneo irresistibile.
Tutto il disco è incentrato ovviamente sui rapporti sentimentali complicati ed è pieno di rabbia e di rassegnazione, di amore incontrollabile e desiderio.
Probabilmente la canzone che preferisco in assoluto è “Vieni a salvarmi“, un grido disperato, un vulcano che esplode invocando e imprecando: una canzone perfetta sotto ogni punto di vista.

 

Carote e ceci brasati al cumino.

Mi rendo conto che le temperature di questi giorni non aiutino con l’idea di accendere il forno, ma nonostante io sia pazza e lo usi anche in piena estate, trovo che cucinare qualcosa in questo modo lento e caldissimo regali sempre un’emozione in più ai commensali, una sorta di ulteriore attenzione che influisce sul sapore finale del cibo.

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Via con la descrizione di questo piatto coloratissimo: carote e ceci brasati al cumino. Innanzitutto la combinazione carote + ceci spacca, poi se ci aggiungiamo il cumino è veramente la fine del mondo. La preparazione richiede il suo tempo e non è velocissima, ma alla fine tutti i sapori si fondono insieme e si abbracciano in un glorioso momento di piacere assoluto.
La dolcezza delle carote, la cremosità dei ceci unite alla fragranza fresca del cumino creano una pietanza unica nel sue genere che entrerà presto nella vostra lista di piatti da fare e rifare. Oltretutto le carote cotte in questo modo non diventano molli per niente anzi si fanno sentire sotto i denti, dando così piacere anche a chi non ama la verdura molle e rovinata dalla temperatura.

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Ingredienti per due persone:
– 200 grammi di ceci già cotti (anche in barattolo/lattina vanno bene);
– 6 Carote;
– 1 spicchio d’aglio tritato;
– Spezie
– 150 ml di brodo (o acqua);
– 1 cucchiaio abbondante di cumino

Preriscaldate il forno a 180°.
Preparate il brodo e mettetelo da parte (questo passaggio è facoltativo ma aggiunge sapore alle verdure).
Lavate e sbucciate le carote, poi affettatele sottilmente.
In una ciotola capiente versate le carote, i ceci, l’aglio tritato finemente e condite con il cumino, l’olio e il sale. Mescolate attentamente.
Disponete il tutto in una teglia, aggiungete il brodo, coprite con un foglio di alluminio e infornate per 30 minuti.
Passati i 30 minuti togliete il foglio di alluminio, mescolate e infornate per altri 15/20 minuti, a seconda di quanto liquido c’è ancora nella teglia. Se ce ne dovesse essere troppo, eliminatelo pure.
Servite subito insieme a del miglio oppure del riso nero o ancora con i cereali che preferite. Si conserva per tre o quattro giorni in frigo, possibilmente in un contenitore sottovuoto.

Nota: potete anche non preparare apposta il brodo, ne serve talmente poco che a meno che non lo usiate per altre cose, sarebbe un peccato sprecarlo. Al suo posto potete usare l’acqua e aggiungere altre spezie/sapori. Potete anche usare i fagioli che preferite al posto dei ceci oppure fare un misto di legumi. Azzarderei anche delle lenticchie!

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Sono felicissima del ritorno sulle scene dei Broken Social Scene, indie band canadese che è rimasta lontana dalle scene per ben 7 anni. I Broken Social Scene sono un concetrato di musicisti incredibili, parolieri e compositori che pochissime band possono vantare di avere. I BSC hanno dato i natali alla tanto amata Feist, come anche ad Emily Haines che è presente in questo brano che ne segna il ritorno in grande stile: “Halfway home” vede la collaborazione di ben 13 persone fra musicisti e cantanti. La formazione quasi al completo, insomma. E “Halfaway home” porta con sé energa e nostalgia, facendola diventare immediatamente una di quelle canzoni da sparare al massimo mentre si guida per le strade riscaldate dal sole di questa estate che galoppa velocissima.
Il singolo anticipa l’uscita del nuovo album “Hug of thunder“, in arrivo il 7 luglio.
Ben tornati, ragazzi. Siete mancati ed era ora che faceste sentire chi comanda!

Farinata con crema di piselli e rosmarino.

Ogni volta che inforno una teglia di farinata, ringrazio la bellissima Genova per aver dato i natali a questo miracolo della cucina italiana. Mi stupisco sempre di come questa semplice rotondità sia composta solo di 4 ingredienti e di come il suo sapore sia così confortante e deciso.

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Di solito la mangio al naturale, oppure con il pepe o il rosmarino ma questa volta ho deciso di pensare alla farinata come alla base per costruire una combinazione magica e così è stato: la crema di piselli al rosmarino si è rivelata essere la scelta giusta.
Avrei potuto arricchire il piatto ricoprendo la crema di piselli con i pomodorini (freschi o i moonblush della mitica Nigella preparati qualche ricetta fa), anzi vi consiglio proprio di aggiungerci pomodorini, ma questa farinata ricoperta è una bomba: proteico, sfizioso, veloce ed è a prova di capricciosi. Non me ne vogliano i genovesi e i liguri in generale, con il cibo bisogna giocare altrimenti ci si prende troppo sul serio e non ha senso.

Anche questa volta ha vinto la farinata a mani basse. Naturale, ricoperta, spalmata, mangiata con le mani o appena con la punta delle dita, lasciata raffreddare o divorata bollente, accompagnata da una birra ghiacciata o da della semplice acqua, la farinata vince sempre e ogni morso avvicina al mare, ogni morso è l’esperienza di un picnic in spiaggia un caldo giorno di primavera, con la sabbia che si infila un po’ ovunque e la felicità dei momenti semplici e di quel profumo che sono la vita a Genova ha. Farinata + Genova: provare per credere.

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Waka waka waka!


Ingredienti:

– Piselli cotti
– Rosmarino o menta;
– 1/2 cipolla rossa
– Limone
– Sale
– Olio
– Farina di mandorle (facoltativa)
– Farina di ceci
– Acqua

Il procedimento per la farinata lo trovate qui. Ricordatevi solo questa regola: una parte di farina di ceci e tre di acqua e tante ore di riposo per l’impasto – non meno di 4 e possibilmente più di 10.
Cuocete i piselli e metteli da parte.
In una padella fate rosolare dolcemente la cipolla rossa tagliata sottile insieme al rosmarino; quando sarà diventata trasparente aggiungete i piselli, salate e cuocete ancora per un paio di minuti.
Fate raffreddare, versate in un mixer, aggiungete ancora rosmarino, un cucchiaino di farina di mandorle, pepe e olio extravergine di oliva. Frullate fino ad ottenere una crema morbida e spumosa.
Quando la farinata è pronta spostatela su piatto, spalmate la quantità di crema di piselli che desiderate, aggiungete un pizzico di peperoncino o della paprika.

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L’album del mese di maggio (che trovate alla vostra destra scrollando un pochino) è “Pleasure” di Feist. Grande ritorno sulla scena di una delle mie cantautrici preferite.
Questo disco è molto crudo e semplice e mi piace da morire. Ha una sonorità anni ’90 in alcune parti, con una somiglianza ad una giovane PJ Harvey.
Insomma, un album forte, pazzesco, con una personalità ben determinata e determinante.
Grazie Feist per questo piccolo capolavoro, appena sarà disponibile la canzone che preferisco in assoluto la posterò con qualche ricetta, nel frattempo ecco la title track. Enjoy!

Zuppa di lenticchie, patate e latte di cocco

Eccomi qui con una nuova ricetta che, lasciatemelo dire,  è tutto un nuovo livello di sapore.
Le parole zuppa, lenticchie, patate e latte di cocco vanno d’accordo più di quanto sperassi.
Il piatto che state per vedere nasce durante una serata in cui mi sono decisa finalmente ad aprire la confezione di latte di cocco che mi guardava sconsolata da mesi: “Aprimi” mi ha detto, “ti prometto grandi cose! Puoi fare un dolce con me, un budino, una zuppa, una crema per condire, ma aprimi prima che scada!”. E così, dopo essermi assicurata di non avere le allucinazioni, ho deciso di mettere insieme qualche altro ingrediente e la magia si è compiuta: ho fatto un miracolo.
Di solito non sono per niente vanitosa e anzi, a volte mi rendo conto che vorrei dire molto di più di quello che dico, ma questa volta devo prendere il merito di questa ricetta: la zuppa è un concentrato di piacere e delicatezza, un insieme di sapori che si incrociano e si sposano bene uno con l’altro.

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Le lenticchie sono la parte che sa di casa, le patate accarezzano il palato, il latte di cocco è uno tsunami di profumo orientale e lo zenzero una esplosione atomica di freschezza. 
Insomma, questa zuppa è un comfort food di raro piacere, si prepara in meno di 30 minuti e contiene ingredienti accessibili a tutti. Cosa aspettate? Andate a prendere il latte di cocco che giace in dispensa inutilizzato, lasciate che vi parli!

Ingredienti per 2 persone:
– 150 grammi di lenticchie rosse decorticate;
– 4 patate tagliate a cubetti;
– 1 scalogno;
– 1 carota;
– 1 pezzo di zenzero, grosso come un pollice;
– 100 ml di latte di cocco;
– Spinaci già cotti q.b. (opzionale);
– Olio q.b.;
– Sale q.b.

Lavate le lenticchie sotto acqua fredda corrente fino a quando smetteranno di fare schiuma e mettete da parte.
Lavate, pelate e tagliate a cubetti le patate e mettete da parte.
Affettate sottilmente lo scalogno, la carota e lo zenzero sbucciato e soffriggete in una pentola con un cucchiaio di olio. Se dovesse servire aggiungete un goccio di acqua per evitare che si attacchino.
Quando lo scalogno si sarà ammorbidito, aggiungete le lenticchie, fatele tostare per circa un minuto girando spesso, aggiungete le patate e versate l’acqua fredda. L’acqua deve bastare per coprire appena il tutto, se dovesse mancare nel corso della cottura si può tranquillamente aggiungere.
Coprite con un coperchio, portate a ebollizione, poi abbassate il fuoco e lasciate cuocere per il tempo di cottura delle vostre lenticchie mescolando di tanto in tanto. . Le mie ci mettono 15 minuti.
Una volta trascorso il tempo di cottura delle lenticchie aggiungete un paio di forchettate di spinaci già cotti, il sale e il latte di cocco, alzate il fuoco e mescolate. Fate cuocere per altri 5 minuti facendo attenzione che non si attacchi al fondo della pentola, infine servite con un pizzico di peperoncino, o ancora un po’ di zenzero tritato fresco.

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Se si tratta di godere forte, allora in campo musicale nessuno (e dico proprio nessuno) può battere Mr Muddy Waters. Il suo è un blues puro e genuino, che arriva dalla terra e dal sudore e parla indistintamente a tutti.
Dal fango del Mississippi in cui giocava da bambino (da qui il suo nome d’arte), fino al gigantesco successo e la consacrazione come padre del blues di Chicago, Muddy Waters ha formato in gran parte la musica rock e quello che ascoltiamo anche ora: tutti i più grandi (Led Zeppelin, AC/DC, Clapton, Hendrix e così via) si sono ispirati a lui, e bastano veramente poche note per capire il perché.
Ascoltate l’antologia di questo genio del blues, le vostre orecchie vi ringrazieranno e non uscirete più dal tunnel.

Riso venere con avocado, carote e scorzetta di limone.

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La foto la potete acquistare nel mio negozio Artflakes.

Cominciamo così, con la foto di un avocado maturo e pronto ad essere consumato in mille modi diversi.
Quando mi è possibile, cerco di mangiarne almeno uno a settimana, a volte anche di più: è un frutto che mi regala grandi gioie ed è incredibilmente versatile con la sua burrosità naturale. Spalmato sul pane, tagliato a cubetti da mangiare in insalata, qualcuno lo usa anche per fare pane e dolci, oppure ancora fritto, oppure ancora in forno da mangiare insieme al pesto di pistacchi; l’avocado probabilmente arriva direttamente dal paradiso e io ne sono dipendente. Quando sono triste o sento che qualcosa non sta girando nel verso giusto, faccio in modo di mangiare almeno mezzo avocado. Non so se abbia proprietà immediate per aiutare con la depressione, ma sicuramente è diventato uno dei miei comfort food preferiti insieme all’hummus e alle banane.

Eccomi qua allora a presentarvi la ricetta (sempre che si possa definire ricetta) di oggi che è una sorta di svuotafrigo oppure condisci-come-vuoi: riso venere con carote, avocado, pinoli e buccia di limone. 
Un primo piatto semplice ma di sicuro impatto per le papille gustative, con il limone che regala quella fragranza fresca, le carote dolci, l’avocado che sa di burro e il riso venere che è meglio del pane. E i pinoli? I pinoli regalano quella nota di bosco che lega tutto insieme. Una vera e propria magia!

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Ingredienti per una persona:
– 70 grammi di riso venere;
– 1/2 avocado maturo tagliato a cubetti;
– 1 carota grattuggiata;
– 1 cucchiaino di pinoli;
– Sale, pepe e peperoncino q.b.;
– Buccia di limone grattuggiato q.b.
– Timo q.b.

Cuocete il riso venere e mettete da parte.
Grattuggiate una carota e la buccia di mezzo limone.
Tagliate l’avocado maturo a cubetti.
I pinoli possono essere tostati leggermente, a vostra scelta.
Unite il riso agli altri ingredienti, mescolate abbondantemente, aggiustate di sale e servite immediatamente.

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Diciamo la verità: appena si affaccia un briciolo di sole nasce subito la voglia estrema di girare in maglietta a maniche corte. Confesso di aver già ceduto alle corsette in pantaloncini corti quando le temperature lo hanno permesso.
E allora visto che ci sono tutte queste buone vibrazioni nell’aria, non resta altro che rispolverare un classicone del buon umore, ovveroGood Vibrations” dei Beach Boys.
Pubblicato nel 1966 come singolo, “Good Vibrations” è probabilmente una delle canzoni più creative ed eclettiche del gruppo, con una costruzione sonora vasta e ricercatissima. Brian Wilson, il genio creativo dei Beach Boys, era un vero e proprio sperimentatore e infatti per l’incisione di questo pezzo usò una tecnica mai usata prima nella musica pop: al posto di incidere dal vivo in studio tutta la canzone (come si usava fare), incise tutte le sezioni musicali separate per poi unirle successivamente e costruire la canzone che vi riporto qui sotto. Una vera e propria godura per le orecchie!
Brian Wilson sarà all’Umbria Jazz 2017 il 15 luglio per celebrare i 50 anni di “Pet Sounds”.

Riso alla curcuma e limone con asparagi

Mi sono fatta prendere la mano da quest’aria da primavera e ho comprato i primi asparagi, scegliendoli accuratamente belli ciccioni e polposi.
Ho cercato una ricetta da preparare che avesse il colore della stagione che sta per arrivare, la vitalità del risveglio migliore e quel tocco di groove che non guasta: la scelta è ricaduta sul riso alla curcuma e limone, che anche senza asparagi è una grande bontà. Ovviamente si parla del profumatissimo riso basmati, il re per quel che riguarda l’abbinamento con spezie e condimenti vari.

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I colori di questa ricetta di origine indiana sono un vero e proprio invito a rimboccarsi le maniche, tirare fuori dalla dispensa le spezie e mettersi a cucinare. In tutto impiegherete (circa) 15 minuti, ottenendo un piatto piccante, allegro, soddisfacente e soprattutto versatile! In questo caso ho tagliato a fettine gli asparagi, ma potete usare il riso con qualunque altra verdura, oppure tofu e tempeh. A voi la scelta!

Ingredienti per una persona:
– 70  grammi di riso basmati;
– 5 asparagi tagliati a fettine;
– 1 cucchiaino di curcuma;
– Almeno 2 cucchiai di succo di limone;
– 1 cucchiaino di cumino;
– 2 cucchiai di olio extravergine, divisi;
– Sale e pepe q.b.;
– Peperoncino q.b.

Cuocete il riso seguendo le istruzioni della confezione e mettete da parte.
Pulite gli asparagi eliminando la parte bianca e pelando leggemernte il gambo, se necessario. Tagliateli a fettine sottili lasciando integre le teste; fateli saltare in padella con un cucchiaio di olio extravergine per circa 10 minuti a fuoco medio. Salate a piacere a metà cottura e una volta pronti mettete da parte.
Nella stessa padella versate un altro cucchiaio di olio, rimettete la padella su fuoco basso e fate tostare la curcuma, il cumino, il peperoncino e il pepe per un paio di minuti. A questo punto aggiungete due cucchiai di acqua, il succo di limone, il riso, gli asparagi e fate saltare tutto insieme per circa due minuti.
Servite caldo e buone spezie!

*La ricetta per il riso alla curcuma e limone è liberamente ispirata a quella di Vegan Richa.

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Ah, il caro buon vecchio Bojack Horseman. Serie Animata targata Netflix, BoJack Horseman racconta la storia di BoJack, una star della televisione anni ’90, la cui vita è  sconclusionata e senza senso. È una serie davvero bellissima: matura, divertente, dissacrante e soprattutto incredibilmente reale e realistica, che colpisce dove fa più male.
La parte musicale è varia, ma una canzone che mi è rimasta più che impressa è “Sea of Dreams” di Oberhofer, tratta dall’album Chronovision.
Sea of dreams” si può ascoltare alla fine del quarto episodio della terza stagione (la più bella, fino ad ora), ed è una canzone malinconica e commovente, perfetta per l’atmosfera del cartone.